TESI - cap. 5.03 Meccanismi d’azione dell’ascorbato di potassio
La scienza medica ufficiale si è sempre disinteressata dell’ascorbato di potassio, dato che nessuna casa farmaceutica è mai stata disposta a condurre studi su un prodotto non brevettabile, che costa pochi centesimi e che può potenzialmente rendere inutili le assai lucrose chemioterapie e connesse cure e trattamenti anticancro, mandando in frantumi un business del valore di 41 miliardi di euro all’anno solo in Italia (dati del 1998 – importo trasformato in euro ma non rivalutato – “Kancropoli, la mafia del cancro” – Alberto R. Mondini).
I pochi studi disponibili sono fondamentalmente quelli di Valsè Pantellini stesso e della Fondazione Internazionale Valsè Pantellini, organizzazione senza scopo di lucro che ha come obbiettivo principale proprio lo studio dell’ascorbato di potassio.
Nel passato per circa venti anni il dr. Pantellini ha svolto ricerche sull’ascorbato di potassio, giungendo a pubblicare due trattati specifici sulla Rivista di Patologia Medica nel 1970 e nel 1974.
Oggi la Fondazione porta avanti un programma di ricerche e studi clinici che confermano sempre più l’efficacia dell’ascorbato di potassio sia come preventivo che come cura non solo nel cancro, ma anche nei riguardi di molte malattie cronico-degenerative (D).
L’ascorbato di potassio chimicamente è un sale derivato dall’acido ascorbico (=vitamina C) che si ottiene miscelando quest’ultima in acqua con bicarbonato di potassio.
E’ un fortissimo antiossidante (“il più potente antiossidante che abbiamo a disposizione” diceva Pantellini) grandemente attivo contro i radicali liberi, che dimostra una grande efficacia nei confronti delle malattie degenerative e che potenzia fortemente il sistema immunitario.
L’acido ascorbico unitamente ai suoi Sali (“ascorbati”) ha sempre dimostrato confermate proprietà anticancerogene.
Già nel 1969 Dean Burck pubblicava uno studio su Oncology dove rilevava che l’ascorbato è in grado di uccidere “in vitro” le cellule cancerogene senza causare alcun danno alle cellule sane.
Ewan Camerun e Linus Pauling (premio Nobel per la Chimica nel 1954 e premio Nobel per la Pace nel 1962) scoprirono che l’ascorbato inibisce la ialuronidasi, che è un enzima idrolitico che tende a fluidificare i tessuti (3), dato che scinde l’acido ialuronico nei suoi costituenti fondamentali (acido D-glucuronico e N-acetil-D-glucosamina).
Le cellule infatti vivono in un ambiente viscoso, una specie di gel che le contiene e che ne rende difficoltosa la crescita. Per duplicarsi esse devono produrre la ialuronidasi, che fluidifica l’ambiente permettendo loro di crescere e dividersi (mitosi). Soprattutto le cellule tumorali devono produrre grandi quantità di ialuronidasi, a causa della loro veloce e caotica moltiplicazione. Dato quindi che l’ascorbato impedisce al gel intracellulare di fluidificarsi, poiché depriva l’ambiente della ialuronidasi, la proliferazione cancerosa ne risulta molto rallentata.
Camerun ha trattato nell’ospedale di Alexandria in Scozia un centinaio di ammalati di cancro con 10 grammi di vitamina C al giorno (= 10.000 mg, cioè più di 150 volte la dose giornaliera raccomandata dalla medicina ufficiale), riscontrando lunghi periodi di sopravvivenza e una qualità di vita molto migliore rispetto alle persone non trattate.
L’acido ascorbico ad elevato dosaggio è infatti in grado di uccidere selettivamente le cellule cancerose (Qi Chen e altri, (10)) tramite il rilascio di perossido di idrogeno nei tessuti malati (la buona, vecchia acqua ossigenata…).
Il potassio, sotto forma di catione K+ , ( il catione è uno ione con carica positiva; gli anioni invece sono ioni a carica negativa; gli ioni sono molecole od atomi che hanno una carica elettrica, in quanto hanno perso o guadagnato un elettrone, che ha carica negativa) si trova sempre all’interno della membrana (citoplasma) delle cellule dei tessuti e degli eritrociti (globuli rossi), dove presiede attivamente agli interscambi ossido-riduttivi degli aminoacidi e partecipa alla respirazione cellulare.
La quantità di ioni K+ all’interno delle cellule sane supera di oltre 50 volte quella presente al loro esterno! (145 mM/l all’interno, contro i 2,5 mM/l. dell’ambiente extracellulare (I) ).
Ciò serve a mantenere attiva la carica elettrica della membrana cellulare (polarità) che è assolutamente indispensabile per permettere gli scambi fra la cellula e l’ambiente. Tali scambi, e quindi la vita stessa della cellula, sono possibili solo se esiste una differenza di potenziale di circa -60/-70 mV (millivolt). Le cellule, e il corpo con esse, sono disposte a tutto pur di mantenere attiva tale differenza di potenziale, cioè pur di continuare a vivere, giungendo perfino, in caso di emergenza per carenza di potassio K+, ad assorbire al proprio interno ioni H+, vale a dire acido puro, anche se in breve tempo questo le porta alla distruzione (6) ( Vedi anche la Nota *1).
Nei liquidi pericellulari (cioè all’esterno delle cellule ed immediatamente intorno ad esse) e nel siero del sangue è invece nettamente prevalente il sodio, sotto forma di catione NA+, che presiede alla riserva alcalina dell’ambiente.
Il sodio e il potassio risultano in equilibrio reciproco nell’organismo sano, mantenuti ai giusti livelli da un complesso e delicato meccanismo che agisce attraverso la membrana cellulare (pompa sodio-potassio).
L’alterazione di questo meraviglioso equilibrio porta ad esiti fatali.
Già nel 1932 Moravek e Kischi notarono un contenuto di potassio sempre più ridotto nei tessuti sani dei pazienti affetti da tumore maligno, con contemporanea sostituzione del potassio col sodio all’interno dei tessuti neoplastici:
– il tessuto sano contiene 290 mg% di potassio
– il tessuto neoplastico in via di sviluppo è già sceso a 50 mg% di potassio
– il tessuto neoplastico altamente sviluppato non presenta più di 25 mg% di potassio
– in fase terminale il potassio presente nel tessuto neoplastico varia da 5 a 0 mg%.
Le cellule neoplastiche sono quindi carenti di potassio e ricche di sodio, con uno sbilanciamento che si aggrava proporzionalmente all’avanzare della degenerazione cellulare.
Questo processo induce una modificazione della respirazione cellulare, a causa della carenza degli enzimi che sono assolutamente necessari alla respirazione (6) (Hans von Euler, vincitore del premio Nobel per la chimica nel 1929, trova nelle cellule del sarcoma solo 1/20 degli enzimi normalmente necessari alla respirazione cellulare (citocromo-c-ossidasi) evidenziando l’incapacità respiratoria delle cellule neoplastiche) con riduzione dei normali scambi ossidativi e sostituzione dell’ossidazione con un processo di fermentazione degli zuccheri, in assenza di ossigeno, con una modifica sostanziale del ciclo di Krebs ( vedi anche l’ importante Nota *2 ) e quindi con produzione (glicolisi) di acido lattico levogiro, che è un prodotto tossico che stimola la divisione cellulare (purtroppo assai funzionale alla proliferazione del cancro) (6 e 15bis), formato per riduzione dal piruvato (vedi oltre), la cui presenza viene quindi a calare bruscamente all’interno della cellula (H).
Purtroppo il piruvato è un inibitore della moltiplicazione cellulare (impedisce l’entrata in fase S della mitosi, cioè inibisce la duplicazione del DNA) e la sua diminuzione nel citoplasma porta all’eliminazione di tale blocco, aggiungendo un ulteriore tassello alla proliferazione incontrollata delle cellule (=cancro!).
L’acido ascorbico legato al potassio (ascorbato di K) riesce fortunatamente a penetrare attraverso la membrana cellulare, provvedendo a ripristinare il giusto livello di potassio nel citoplasma “essenziale per il mantenimento del meccanismo enzimatico dei geni autoregolatori della cellula stessa” (Brunetti P. , (2)), aumentando il potenziale di membrana (cioè la polarità della membrana cellulare) e contribuendo a ripristinare i normali meccanismi respiratori cellulari basati sull’ossigeno, interrompendo così la produzione di acido lattico (levogiro) a spese del piruvato, permettendo a quest’ultimo di ritornare a livelli fisiologici e di riprendere a svolgere la propria azione di inibizione della mitosi (moltiplicazione cellulare).
In parole povere, l’ascorbato di potassio riesce ad interrompere ed invertire il processo di degenerazione cancerosa, risanando le cellule malate senza eliminarle!
Come si vede siamo distanti anni luce dai macabri sistemi della medicina allopatica, che non ha finora trovato niente di meglio che mutilare (chirurgia), bruciare (radioterapia) o avvelenare (chemioterapia) i pazienti, nel tentativo di uccidere od estirpare le cellule malate, trascurando totalmente il “terreno” e le reali cause della degenerazione cellulare, che ci si ostina ad ignorare, se non a disprezzare, senza prendere in considerazione ed anzi negando la possibilità di risanare ciò che si era alterato, arrivando troppo spesso ad eliminare il male soltanto assieme al malato (vedi in proposito i veri tassi di successo delle chemioterapie, che molti studi indipendenti, cioè non finanziati dalle case farmaceutiche, indicano in valori medi inferiori al 2% (due-per-cento, allegato 1 e Nota *3).
Per far riprendere la respirazione alla cellula degenerata esiste anche un’altra possibilità, molto affine e parallela a quella indicata da Hermann, Jung e Opitz (vedi Nota *2), che consiste nel restaurare mediante l’ascorbato di potassio (Pantellini) o il Glutatione ridotto- GSH (G. Ohlenschlàger (9 e 6)) le parti alterate e che non funzionano più delle molecole degli indispensabili enzimi respiratori cellulari: gli anelli aromatici.