TESI - cap. 2.06 Andamento mensile dei contenuti di aloemodina e aloina A e B nelle foglie di Aloe Arborescens e Aloe Vera Barbadensis

ALOE VERA BARBADENSIS

Andamento mensile di Aloina A (in nero), Aloina B (in rosso) e Aloemodina (in giallo)

ALOE ARBORESCENS MILLER

Andamento mensile di Aloina A (in nero), Aloina B (in rosso) e Aloemodina (in giallo)

Andamento mensile dei contenuti di ALOEMODINA nelle specie :
A.Vera (in nero), A. Arborescens (in rosso), A. Litoralis (in giallo),
A. Carolina (in blu) e A. Brasile (in marrone).

Andamento mensile del contenuto di ALOINA – A nelle specie:
A.Vera (in nero), A. Arborescens (in rosso), A. Litoralis (in giallo),
A. Carolina (in blu) e A. Brasile (in marrone).

Andamento mensile del contenuto di ALOINA – B nelle specie:
A.Vera (in nero), A. Arborescens (in rosso), A. Litoralis (in giallo),
A. Carolina (in blu) e A. Brasile (in marrone).

TABELLA RIASSUNTIVA

I grafici e la tabella sopra riportati sono stati tratti dal libro: “L’Aloe, dall’empirismo alle conferme scientifiche”, scritto e redatto dall’ Associazione Maremmana Amici Aloe (A.M.A.).
I dati sono stati ottenuti da campioni di 4 varietà di Aloe Arborescens e una di Aloe Vera Barbadensis provenienti dalle coltivazioni curate dall’A.M.A. nella zona di Grosseto, con prelievi bimestrali nel periodo tra giugno 2000 ed aprile 2001. Le analisi sono state effettuate presso il Laboratorio del Dipartimento di Biorganica della Facoltà di Farmacia dell’Università di Pisa.

I risultati della ricerca evidenziano che i mesi compresi tra maggio e la fine di novembre sono i più produttivi per due delle tre sostanze esaminate (Aloina A, Aloina B ).
Tutte le piante producono in proporzione più Aloina A rispetto all’Aloina B.

Aloe Arborescens in fiore – mese di marzo
Principato di Monaco – Montecarlo
(Foto di Giuseppe Limido)

Per l’Aloina A e B si ha in tutte le specie riduzione della produzione nel mese di febbraio (marzo-aprile per la Vera) periodo di fioritura della pianta, dove per altro aumenta a dismisura la produzione di Aloemodina (che come ricordiamo dimostra la capacità di indurre l’apoptosi nelle cellule cancerose). Un secondo picco negativo per le due sostanze si ha ad ottobre, sia nella Vera che nell’Arborescens-Arborescens. I sottotipi dell’arborescens ( probabilmente ibridati?) tendono a comportarsi in modo diverso.
L’Aloe Vera Barbadensis risulta mantenere un andamento più costante rispetto ai vari tipi di Aloe Arborescens.
Da analisi effettuate nello stesso modo si è riscontrato che piante coltivate in serra (ovviamente con metodo biologico, come è strettamente necessario per avere piante di buona qualità) presentavano tenori delle 3 sostanze leggermente superiori rispetto a quelle coltivate all’aperto. E’ quindi consentito proteggere le piante in serra, anzi ai nostri climi è consigliato di farlo nei mesi invernali. L’aloe che normalmente utilizziamo infatti non sopporta temperature inferiori agli zero gradi centigradi (esistono alcune particolari varietà che sopportano il freddo meglio di altre, essendosi adattate a vivere in ambiente montano, come ad esempio l’Aloe Barberae detta anche Tree Aloe perché può raggiungere un’altezza di 20 metri (6 bis), ma da noi non sono coltivate e del resto poco si sa sulle loro proprietà curative. Non è da escludersi che queste specie “rustiche” siano particolarmente ricche di antrachinoni e principi attivi, ma purtroppo mancano studi in materia).

Alcuni autori sostengono che l’Aloe Arborescens sia più ricca di principi attivi dell’Aloe Vera. Il dr. Giuseppe Nacci nella sua monografia sull’aloe giunge perfino ad affermare che occorre assumere una dose tripla di Vera per avere la stessa quantità di principi attivi di una dose di Arborescens, cosa che però non viene evidenziata da queste analisi, almeno con riferimento ai 3 antrachinoni esaminati. Dato però che questi ultimi sono contenuti nel parenchima delle foglie e non nel gel, è intuitivo capire che foglie più idratate, più grandi e con più gel (come mediamente sono quelle dell’ Aloe Vera) contengono per unità di peso meno antrachinoni di quelle dell’Aloe Arborescens, più piccole e quindi con più estesa superficie relativa del parenchima, oltre che percentualmente meno ricche di gel (privo di antrachinoni).

Foglie d’Aloe a confronto: Vera Barbadensis a sinistra – Arborescens Miller a destra
Si noti la minore “carnosità” dell’Arborescens, con minore presenza di gel.
(Foto di Giuseppe Limido)

Il consiglio è di andare a buon senso: 4-5 foglie grosse e carnose danno una maggior quantità di frullato, che risulterà però più ricco di gel (comunque prezioso) e meno ricco di antrachinoni attivi rispetto a 4-5 foglie più piccole e meno carnose, dove gli antrachinoni risultano più concentrati, dato che il la quantità di parenchima è molto superiore a quella del gel. Ai fini della prevenzione e cura del cancro occorre quindi assumere un quantitativo giornaliero maggiore di frullato se quest’ultimo è preparato da foglie ricche di gel, e viceversa inferiore se preparato con foglie scarse di gel.
La stessa cosa vale per il frullato preparato con foglie raccolte in un periodo sfavorevole (intorno a ottobre e intorno a febbraio o comunque in generale in inverno, come anche sostiene l’associazione A.M.A. sul suo bollettino ) dove il contenuto di alcuni principi si riduce: basta aumentare la dose, per esempio del 50%.
Ricercando invece l’effetto attribuito all’Aloemodina (apoptosi confermata delle cellule cancerose), si privilegerà, potendo, la raccolta e l’uso durante il periodo della fioritura (in Italia febbraio-aprile o anche prima, se continua il riscaldamento climatico), facendo una cura quando le concentrazioni di Aloemodina raggiungono il massimo, e rifacendo una seconda cura anche in seguito, quando sono più ricche le concentrazioni degli altri principi attivi (si tratta di un mio parere personale: non ho trovato nessun autore che si esprimesse in tal senso, ma mi sembra assai logico agire in tal modo. Vedi anche quanto da me stesso suggerito nel paragrafo “composizione dell’aloe”).

Lascia un commento