TESI - cap. 3.08 Il Kombucha previene il cancro
Dopo la seconda guerra mondiale il numero dei casi di cancro cominciò a crescere in modo preoccupante in tutto il mondo civilizzato (ancor oggi tale crescita continua a progredire e appare inarrestabile: siamo arrivati ad una media di un caso di cancro ogni tre persone nel mondo occidentale, con forte tendenza a giungere ad un caso ogni due… per cui, se applichiamo soltanto un arido calcolo statistico, fra me che scrivo e tu che leggi, prima o poi uno dei due…)
Anche la Russia non faceva eccezione, perciò agli inizi del 1951 l’Accademia Russa delle Scienze e l’Istituto Centrale di Ricerche Oncologiche di Mosca decisero, fra gli altri studi, di intraprendere un’analisi statistica sistematica su tutto il territorio dell’Unione Sovietica, allo scopo di individuare delle particolari regioni in cui la presenza del cancro fosse diffusa in modo superiore o inferiore alla media.
L’idea era quella di mettere in correlazione la predisposizione a contrarre il cancro, o viceversa una particolare resistenza ad esso, con specifici fattori ambientali o diverse abitudini di vita. L’analisi dei fattori di rischio o di protezione così individuati avrebbe dovuto portare alla definizione di una cura o almeno di una profilassi efficace.
Da questo studio assai impegnativo emerse un dato stupefacente: nella regione del Perm, lungo il fiume Kama negli Urali centro-occidentali, nei distretti di Ssolikamsk e Beresniki non si registrava alcun caso di cancro fra la popolazione locale. Gli unici che potevano ammalarsi di tale patologia erano coloro che si erano trasferiti di recente nella regione. Inoltre le condizioni ambientali non erano certamente migliori rispetto ad altre regioni della Russia dove il cancro era molto diffuso. Al contrario, a causa dello sviluppo industriale dovuto alla presenza delle fabbriche che processavano i minerali estratti dalle numerose miniere di potassio, piombo, mercurio e asbesto (amianto) di cui la regione era ricca, i tassi di contaminazione e inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque erano molto più elevati della media, tanto che si assisteva a morìe di alberi e di pesci nel fiume Kama (già nel 1951!).
Per svelare il mistero non si lesinarono i mezzi e vennero inviate sul luogo due commissioni indipendenti di 10 scienziati l’una, più relativo personale al seguito, con a capo il dr. Molodyev per il distretto di Ssolikamsk e il dr. Grigoriev per il distretto di Beresniki.
Gli studi durarono a lungo e furono molto approfonditi, prendendo in considerazione le origini etniche della popolazione, le abitudini di vita, i cibi, le bevande, l’età, etc. Non emerse alcuna differenza di rilievo rispetto a tante altre regioni dell’Urss. Invece le analisi del terreno, dell’aria, dell’acqua, della flora, della fauna etc, confermarono uno stato disastroso del territorio dal punto di vista ambientale.
La sola differenza rispetto alla media era costituita da un inconsueto tasso di alta produttività delle fabbriche locali, dove le assenze per malattia erano assai rare. Inoltre i consumi di tabacco e di alcool della popolazione erano particolarmente elevati, ma gli alcolizzati e i casi di ubriachezza molesta erano praticamente sconosciuti, mentre la piaga dell’alcoolismo, allora come purtroppo ancora oggi, affliggeva costantemente ogni regione della Russia. Era come se la gente qui potesse bere di più e con pochi danni!
Dato che gli studi erano giunti ad un punto morto, per svelare il mistero il dr. Molodyev, ormai a corto di idee, decise di girare personalmente casa per casa per vedere se non fosse egli stesso in grado di notare qualcosa di strano che i suoi collaboratori non avessero rilevato. Finalmente un caldo giorno d’estate giunse ad una vecchia casa dove un’anziana “babushka”(nonnina), incurante dell’etichetta e del rispettoso contegno che bisognerebbe assumere davanti ad un alto funzionario del partito proveniente da Mosca (contegno non scevro da timore, visto che si viveva sotto Stalin, che proprio in quegli anni aveva già mandato a morire nei campi di sterminio in Siberia ben 8,5 milioni di “oppositori”, superando di gran lunga l’efficienza di Hitler in materia!) gli offrì un boccale di un liquido torbido e dal forte odore di fermentazione che chiamò “tè kwass”.
La ricerca era finita. L’anziana babushka spiegò all’esterrefatto dr. Molodyev che questo “vino di tè” dall’apparenza oltraggiosa era prodotto e consumato in grande quantità in ogni casa, che non c’era nessuno che non ne avesse delle giare a fermentare in cantina, e che ciò succedeva da generazioni, da quando alcuni viaggiatori avevano portato “il fungo”dalla Cina, dove sostenevano fosse giunto dal Giappone.
Tutti lo bevevano in quantità, perché costava pochissimo, toglieva la sete, era gradevole e faceva bene alla salute. La babushka aggiunse maliziosamente che perfino gli ubriaconi lo ingollavano di gusto, sia prima, che durante, che soprattutto dopo le loro sbronze, perché permetteva di bere di più e di ridurre i postumi delle intemperanze.
Un rapido scambio di informazioni col dr. Grigoriev permise a quest’ultimo di verificare che anche nel distretto di Ssolikamsk si faceva ampio uso di Kombucha. I conseguenti studi presto intrapresi a Mosca confermarono l’efficacia del kombucha come profilattico nel cancro, nell’etilismo e negli stati infiammatori in generale, azione che si esplica principalmente tramite un meccanismo di depurazione e disintossicazione del corpo dalle tossine di origine sia endogena che esogena, con conseguente stimolazione del sistema immunitario e ripristino dei sistemi di auto-protezione dell’organismo.