TESI - cap. 3.11 Come preparare il tè fermentato col Kombucha
Come disintossicante generale e profilattico per il cancro e per le molte altre malattie curate dal Kombucha, molti autori consigliano alle persone sane di assumerne ¼ di litro al mattino a digiuno, ¼ a mezzogiorno dopo il pasto e ¼ alla sera prima di coricarsi.
Il motivo della differenziazione dei periodi di assunzione è che alcune sostanze (come ad esempio quelle ad effetto antibiotico) vengono assimilate meglio a stomaco vuoto, altre a stomaco pieno. Inoltre la bevanda svolge un effetto digestivo, così chi soffre di digestione lenta può anche assumere la dose serale subito dopo cena. La cosa migliore è che ognuno si regoli da sé, in base alle proprie esigenze e al proprio metabolismo, perché non siamo tutti uguali e per il Kombucha, come per tanti altri prodotti naturali, non esistono regole assolute. Anche le quantità possono variare secondo la sensibilità individuale e il grado di acidità della bevanda, che può variare sia tra una produzione e l’altra che secondo il tempo e il periodo di fermentazione. Soggetti particolarmente sensibili e di corporatura minuta sono arrivati ad assumerne solo una tazzina da caffè (semipiena) per volta, ottenendo comunque buoni risultati.
Ciò che è importante è di iniziare progressivamente, per lasciare al corpo (soprattutto all’intestino) il tempo di abituarsi e non rischiare di avere delle scariche di diarrea subito all’inizio. E’ consigliabile iniziare con una tazzina da caffè al mattino per un paio di giorni, poi con 2 (mattino e sera), poi con 3 (anche a mezzogiorno) e poi via via sempre aumentando la dose ogni 2 o 3 giorni fino a giungere “a regime”. Ognuno deve regolare la quantità e i tempi secondo le risposte del proprio corpo. E’ normale avere un po’ le feci molli, soprattutto i primi tempi, anche perché una delle qualità del Kombucha è appunto un benefico effetto lassativo, che aiuta la depurazione intestinale.
Chi soffre invece di qualche patologia più o meno grave, e in special modo di cancro, deve bere un litro di Kombucha al giorno. Il prof. P. Lindner (1917/18) riferisce che negli ospedali russi veniva regolarmente somministrato un litro di tè-kwassa al giorno ad ogni paziente (19 e 20). Anche qui ovviamente vale il principio di regolarsi da soli, ma finchè dura lo stato patologico è comunque meglio cercare di non ridurre troppo le dosi (melius abundare quam deficere! e visto l’effetto lassativo del Kombucha bisognerebbe forse aggiungere anche mutate mutandis).
In caso di cancro manifesto o di patologie molto gravi è importante integrare l’uso della bevanda, oltre che con altre terapie naturali (prima fra tutte una dieta adatta che comprenda anche numerosi integratori), con le “Gocce di Kombucha” che sono una forma concentrata ottenuta facendo evaporare sotto vuoto la bevanda ottenuta dopo una lunga fermentazione. In questo modo vengono totalmente eliminati l’acido acetico e l’alcool, mentre gli elementi benefici, in particolar modo l’acido glucoronico, si concentrano assai. Il dosaggio medio è di circa 15 gocce per tre volte al giorno, diluite in un bicchiere d’acqua.
Le gocce vanno comperate via internet (vedi bibliografia), perché non mi risulta che siano attualmente vendute in Italia, anche se G. Frank afferma che esiste anche un grosso produttore italiano che spedisce in tutto il mondo, ma che lui non è riuscito a trovare (ed io neppure!).
Molti benefici si manifestano già dopo 4/6 settimane dall’inizio della regolare assunzione, ma per alcuni tale periodo può essere molto più breve. Per le malattie più difficili invece spesso occorrono uno o due anni perché gli effetti del Kombucha, che a volte sono stupefacenti, abbiano modo di manifestarsi appieno. Bisogna convincersi che l’assunzione andrebbe protratta per tempi lunghissimi, meglio se per tutta la vita, specialmente se si è guariti da una patologia grave, con particolare riferimento al cancro.