TESI - cap. 4.04 Uso e dosi – prevenzione
Diversi sono l’uso, il dosaggio e le modalità di somministrazione per chi è affetto da cancro conclamato rispetto a chi ha avuto il cancro in passato o a chi vuol fare soltanto prevenzione.
PREVENZIONE
Per un’efficace prevenzione di ogni forma di cancro CHIUNQUE, compreso chi sta leggendo queste righe, dovrebbe includere nella propria dieta abituale 10/12 armelline al giorno (mandorle di albicocca) e/o uno o più cibi ricchi di vitamina B17.
Secondo il dr. Ernst T. Krebs “se una persona mangiasse da 10 a 12 armelline al giorno per tutta la vita, probabilmente non svilupperebbe mai alcuna forma di cancro”.
Curiosamente anche il grande medium-guaritore Edgard Cayce aveva detto una cosa simile, già molti anni prima di Krebs, in una delle sue “letture della vita” effettuate in stato di trance. Ad un paziente aveva raccomandato di mangiare 3 mandorle (amare?) al giorno, altrimenti si sarebbe ammalato di cancro, aggiungendo che “…quelli che mangeranno 2 o 3 mandorle (amare?) al giorno non temeranno mai il cancro” (Harold J. Reilly-Ruth Hagy Brod – Il Manuale della Salute di Edgard Cayce-Terapie senza farmaci per la salute, la serenità e il benessere – Ed. Mediterranee-pag. 102). Il termine in grassetto è mio. Nella traduzione italiana, non si sa quanto accurata, è riportato il termine “mandorle”, senza specificare se si tratti di mandorle amare, dolci o di albicocca. Dato che le mandorle dolci (quelle comunemente usate) sono assai scarse in vit. B17, mentre le mandorle amare ne sono assai ricche, tanto che solo 3 mandorle di “Prunus Amiygdalus” ne contengono di più che 10/12 armelline, “ubi maior minor cessat” per sicurezza è meglio che anche i seguaci di Edgard Cayce stiano sulle 3 mandorle amare, distribuite in due dosi nell’arco della giornata, o meglio sulle 10/12 armelline al giorno, più facili da reperire e più sicure da utilizzare, eventualmente affiancandole alle comunque gustose e assai preziose mandorle dolci (34% di proteine, grassi nobili, magnesio, calcio, potassio, ferro, fosforo…).
La cosa migliore è assumere 5/6 armelline al mattino e 5/6 alla sera, preferibilmente a stomaco pieno, per evitare la possibilità di idrolisi parziale della vitamina B17 da parte dell’acido cloridrico, e per permettere un assorbimento più lento e costante da parte dell’organismo. Dato che sono piuttosto amare, è consigliabile addolcirle con un po’ di miele. Per praticità si possono perfino mettere direttamente in un vasetto di miele, da portare al lavoro o in viaggio o da mangiare a cucchiaiate, “ad libitum” (con la raccomandazione comunque di non esagerare mangiandosi l’intero vasetto, specialmente le prime volte, e anche di non ravvicinare troppo le assunzioni e di modulare la quantità a seconda della propria esperienza e delle esigenze del proprio corpo).
Ai frullati di frutta conferiscono un sapore delizioso (infatti alcune ricette consigliano di aggiungere ai frullati alcuni amaretti – che come abbiamo visto sono fatti di armelline, zucchero e albume d’uovo). Gratuggiate finemente possono essere aggiunte a insalate o anche a dolci e gelati (che però andrebbero consumati con grande moderazione, dato che contengono zucchero bianco raffinato, che è né più né meno che un insidioso veleno (William Dufty – “Sugar Blues: il mal di zucchero-la storia segreta del nostro nemico più dolce” – Macro Edizioni). Inoltre è ormai ampiamente riconosciuto che gli zuccheri favoriscono la proliferazione del cancro, specialmente in soggetti che già ne sono affetti (Gerson, Nacci, Alix ed altri).
Un altro sistema per eliminare o diminuire il gusto troppo amaro è quello di lasciarle per qualche minuto in ammollo in acqua bollente, oppure nel proprio tè o caffè. La vit. B17 è termoresistente e quindi non diminuisce di efficacia col calore; alcuni enzimi invece vengono distrutti dal calore, permettendo di ottenere un sapore più gradevole e una migliore digeribilità. Le armelline possono anche essere tostate leggermente nel forno, preferibilmente a temperature non troppo elevate (180-200°): risultano croccanti e gustose, per niente amare. Inoltre (anche se dando questo consiglio mi sembra di fare un po’ come “Il re ummanitario” di Trilussa, che consigliava ai suoi soldati che andavano in guerra di disinfettare le pallottole prima di sparare…) chi non teme (a torto!) i nefasti effetti dello zucchero, può pur sempre abbuffarsi di amaretti, o meglio scegliere di mangiare gli amaretti invece delle paste e dei dolci, sincerandosi che siano amaretti veri, cioè che negli ingredienti figurino in buona proporzione le armelline (cioè le mandorle di albicocca).
Buona pratica in senso generale è anche mangiare cibi ricchi di vitamina B17: miglio, fave, bacche, manioca, grano saraceno etc., oltre a mangiare abitualmente i gherigli delle pesche, delle prugne, delle susine, delle ciliegie e i torsoli e semini delle mele, come facevano i nostri antenati.
C’è perfino chi si spinge ad attribuire la leggendaria forza e salute dei legionari romani al fatto che seguissero una dieta ricca di fave, dove la vitamina B17 abbonda…
Ovviamente sarebbe imprudente affidare la propria protezione dalla “malattia del secolo” esclusivamente alla vitamina B17. Per un’efficace prevenzione occorre seguire un regime di vita sano e una dieta appropriata (vedi altra parte di questo studio), di cui le armelline a buon diritto entrano a far parte.
Come prevenzione non è invece necessario usare la vitamina B17 sotto forma di pastiglie o iniezioni.