TESI - cap. 6.02 Aglio e liliacee
L’aglio appartiene alla famiglia delle liliacee, piante ricche di zolfo che hanno praticamente tutte un effetto benefico sulla salute in generale e sulla prevenzione del cancro in particolare (cipolle, porri, asparagi, aglio orsino, zafferano, rusco pungitopo… senza ovviamente dimenticare l’aloe!).
Qui prenderemo in considerazione solo l’aglio che, se si esclude l’aloe, alla quale è dedicata una intera sezione di questo lavoro, è forse il componente più attivo della famiglia ( vedi Nota *15). Le stesse proprietà sono però più o meno presenti anche in tutti gli altri familiari, anche se in genere in misura meno marcata.
L’effetto anticancro dell’aglio sembra sia in larga parte dovuto alla presenza di composti del gruppo del tiolo, o gruppo-SH o ancora sulfidrico (dal greco thio = zolfo), che sono in grado di neutralizzare gli effetti del monossido di azoto NO (nitric oxid), un pericolosissimo radicale libero che è in grado di penetrare all’interno di tutte le membrane e di tutte la barriere di tutti i micro-organismi (batteri, virus, funghi, parassiti…), comprese anche le nostre cellule, dato che fra l’altro non possiede carica elettrica e può quindi muoversi liberamente sia all’interno che all’esterno di esse.
Per queste sue straordinarie caratteristiche il monossido di azoto viene utilizzato come prima risposta e come “arma assoluta” dal nostro sistema immunitario più antico e forse più efficiente, quello “umorale”. Occorre però che tale arma efficacissima, ma proprio per questo assai pericolosa, non si rivolti anche contro di noi, ed il mezzo utilizzato dal nostro corpo per neutralizzarla assieme ai radicali liberi che essa produce, riparandone anche i danni, sono appunto i composti del tiolo (zolfo) (12). (Vedi in proposito anche quanto da me riportato nella parte di questo lavoro dedicata all’ascorbato di potassio (15)).
L’aglio è inoltre ricco di diallina (diallisolfuro) che ha la capacità di arrestare lo sviluppo delle nitrosamine, prodotti estremamente cancerogeni che, guarda caso, hanno fra l’altro la capacità di danneggiare ed esaurire proprio i preziosi composti del gruppo del tiolo.
Varie qualità di aglio: aglio gigante, aglio bianco, aglietto paesano.
Puglia, giugno 2007
(Foto di Giuseppe Limido)
Le nitrosamine si trovano purtroppo in quasi tutti i prodotti fabbricati o processati dall’industria, come ad esempio le bibite industriali, i cosmetici (la bellezza val bene un bel cancro! Vedi “La triste verità sui prodotti di bellezza” (5 bis e anche 21)), i pesticidi, il tabacco, gli antidolorifici e molti medicamenti allopatici (n-nitrosamine) nonché, assurdamente, nei farmaci chemioterapici…Forse che la medicina accademica stia cercando di spegnere un fuoco incendiando la foresta? (antico ed efficace metodo: si brucia tutta la foresta, affinchè il fuoco non possa più trovare combustibile con cui alimentarsi. Dopodichè non gli resta, come accade anche a molti malati, che spegnersi come una candela…) (vedi anche le proprietà fortemente cancerogene dei farmaci anti-cancro (17, B e A) ).
Inoltre le nitrosamine si sviluppano anche nel nostro intestino in presenza di nitriti, molto usati come conservanti (per esempio nei salumi), oppure esse si formano nei polmoni in presenza di nicotina.
Come detto l’aglio è in grado di neutralizzare tali pericolose sostanze e quindi andrebbe consumato tutti i giorni, soprattutto da parte dei fumatori e dei forti mangiatori di carne. Un consiglio spicciolo per chi non volesse proprio rinunciare totalmente ai salumi (cosa poco saggia ma umanamente comprensibile, data la loro ghiotta squisitezza) è quindi la raccomandazione di preferire almeno quelli all’aglio, che fra l’altro sono anche molto gustosi e necessitano pure di meno conservanti, dato che l’aglio gode fra l’altro anche di potenti caratteristiche antibiotiche, batteriostatiche e antiputrefattive.
Un’altra riconosciuta caratteristica dell’aglio è l’azione potentemente antiparassitaria e antielmintica che svolge nell’intestino e nel sangue stesso: se quindi condividiamo gli studi di Hulda R. Clark (10 e 11) che attribuisce ai parassiti un ruolo importante nello sviluppo del cancro, possiamo veramente dire che l’azione antitumorale dell’aglio si esplica su più livelli.
Inoltre l’aglio è ricco di germanio organico, cui si riconoscono forti caratteristiche anticancro (vedi oltre).
L’aglio sembra particolarmente utile nella prevenzione dei tumori allo stomaco, all’esofago, all’intestino e al pancreas. Numerosi studi effettuati soprattutto in Giappone, all’Università di Kyoto, hanno dimostrato che l’aglio inibisce lo sviluppo di tumori nei topi e in alcuni casi porta anche alla distruzione del tumore stesso(2).
Una dimostrazione indiretta di tale efficacia anti-cancerogena si è avuta anche studiando la popolazione della provincia cinese di Cangshan, dove il consumo di aglio è mediamente di 20 gr pro-capite al giorno (con buona pace per l’alito…) e dove il tasso di tumori allo stomaco è di 13 volte inferiore ad altre province dove l’aglio è consumato raramente.
L’aglio è inoltre ricco di allina e allinasi, due composti che una volta mescolati formano l’allicina, che è responsabile di gran parte del caratteristico aroma dell’aglio. L’allicina è piuttosto instabile e si ossida facilmente, ma nell’aglio in spicchi tale alterazione non avviene appunto perchè l’allicina si forma solo quando l’aglio viene schiacciato e allina e allinasi si mescolano insieme. In gastronomia è infatti raccomandato di schiacciare gli spicchi prima di usarli, per permetterne il pieno rilascio dell’aroma.
L’allicina gode di straordinarie proprietà antibiotiche, dimostrando un’efficacia perfino assai superiore ai più potenti antibiotici di ultima generazione, quali i glicopeptidi e la vancomicina (che è “l’ultima spiaggia” dei trattamenti a disposizione della medicina ufficiale: quando nient’altro funziona più si somministra la vancomicina, dopo di che, se anche questa non è in grado di risolvere il problema, il medico accademico getta la spugna (vedi Nota *16)).
L’allicina invece è efficace sia nei confronti delle normali varietà di MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina) che causano ogni anno migliaia di morti proprio negli ospedali, sia contro i nuovi tipi di “superbatteri” mutanti che hanno sviluppato un’altissima resistenza agli antibiotici, come ad esempio i VISA e i GISA (Staphylococcus aureus resistenti, rispettivamente, a vancomicina e glicopeptidi) (7bis).
Bene facevano quindi i soldati russi durante la seconda guerra mondiale a schiacciare spicchi d’aglio sulle ferite per evitare la cancrena (l’aglio veniva infatti ironicamente chiamato “l’antibiotico russo”) e a masticarne grandi quantità per sfruttarne le proprietà antibatteriche. D’altro canto anche Albert Schweitzer in Africa considerava l’aglio un efficace antibatterico, usandolo anche per combattere le pericolose ed altrimenti difficili da debellare dissenterie amebiche (amebiasi).
Ancora oggi, anche se purtroppo con sempre minor frequenza, nella Francia e nell’Italia del Sud si usa somministrare ai bambini aglio in spicchi sotto forma di supposte per proteggerli dai vermi e rinforzarne le difese naturali.
L’aglio si può consumare sia cotto che crudo, ma in quest’ultimo caso alcune fonti riferiscono che sarebbe meglio non superare i 2 spicchi al giorno, per non andare incontro a fenomeni di sensibilizzazione a livello dello stomaco (ed anche a livello dei colleghi in ufficio!). L’aglio crudo infatti può essere irritante e addirittura vescicante, se lasciato a lungo a contatto della pelle (infatti viene anche efficacemente usato in applicazioni topiche per estirpare le verruche) e nello stomaco di soggetti sensibili potrebbe provocare bruciori. Quando viene cotto invece perde queste sue caratteristiche irritanti e può quindi essere consumato anche in quantità.
Un altro modo di consumare l’aglio a scopo medico è quello di assumerlo sotto forma di estratto: in un monastero buddista del Tibet è stata rinvenuta nel 1972 un’antica ricetta per curare molte malattie, fra cui “tutti i tipi di tumore”, che prevede di preparare un estratto d’aglio pestando in un mortaio di pietra 350 gr di aglio pulito, aggiungendo 200 gr di alcool da liquore a 95° e lasciandolo stagionare al fresco per 10 giorni. L’undicesimo giorno va filtrato e poi lasciato riposare altri 2 giorni. Quindi si prende a gocce prima dei pasti, in 50 cc di latte e dopo aver ben agitato la soluzione, secondo il seguente schema:
Giorno progressivo
Colazione
Pranzo
Cena
1°
1
2
3
2°
4
5
6
3°
7
8
9
4°
10
11
12
5°
13
14
15
6°
15
14
13
7°
12
11
10
8°
9
8
7
9°
6
5
4
10°
3
2
1
11°
15
25
25
12°
25
25
25
Si continuano poi a prendere 25 gocce per 3 volte al giorno finché non finirà il preparato.
La cura dura circa 2 mesi.
Oltre che contro i tumori la ricetta sarebbe efficace per il colesterolo, i calcoli, il sovrappeso, l’arteriosclerosi, l’ipertensione, le trombosi, le affezioni polmonari, il mal di testa, l’ulcera gastrica e le gastriti, l’insufficienza sessuale, i problemi alla vista e agli occhi e la cattiva fluidità del sangue.
Un’altra preziosa forma di presentazione è l’aglio invecchiato e fermentato 22 mesi (Kyolic), che è ricco di enzimi e sostanze attive e non presenta (finalmente!) l’inconveniente del forte odore caratteristico dell’aglio fresco.
L’aglio è in grado di curare una molteplicità di malattie (Q), sulle quali non mi soffermo più a lungo, perché oltre a contenere circa un centinaio di sostanze solforate è anche ricco di germanio e di selenio (vedi oltre).
L’unica precauzione d’uso è quella di non eccedere col consumo eccessivo di aglio crudo, perché secondo alcuni più di due spicchi al giorno assunti per lungo tempo potrebbero fluidificare eccessivamente il sangue causando un principio di anemia ed indebolendo le pareti dei globuli rossi (2).
Inoltre troppo aglio crudo può provocare bruciori di stomaco, gastrite e a lungo andare perfino ulcera, dato che ha la capacità di aumentare le secrezioni gastriche e può essere irritante. Come si è detto, l’aglio cotto può invece essere consumato anche in quantità elevata e senza inconvenienti.