TESI - cap. 6.07 Il tè verde e le catechine

Il tè verde è considerato uno dei migliori prodotto naturali anticancro, in grado di svolgere anche benefici effetti sulla salute in generale.
La sua importanza, oltre che sull’efficacia, riposa sulla sua facilità d’uso e sulla certezza dei risultati raggiungibili, comprovati da studi effettuati su centinaia di milioni di persone (gli orientali in generale, e i cinesi e giapponesi in particolare).

Il tè verde previene lo sviluppo di numerosi tumori causati da agenti cancerogeni, soprattutto quelli alla pelle, al seno, al polmone, all’esofago, allo stomaco e al colon (gli epiteliomi quindi, che sono da soli il 90% di tutti i tumori nell’uomo). E’ inoltre particolarmente efficace contro il cancro alla vescica e alla prostata.

L’efficacia del tè verde è dovuta principalmente ad una numerosa classe di polifenoli, chiamati flavonoli o meglio “catechine”, fra cui l’EGCG, o gallato di epigallocatechina, che si è dimostrata essere la catechina con il più alto potenziale anti-cancro. Essa inibisce “in vitro” la crescita di quasi tutte le cellule tumorali, comprese quelle delle leucemie umane, del cancro ai reni, alla bocca, alla pelle, al seno, alla prostata etc. e in esperimenti sugli animali si è dimostrata efficace nel prevenire tumori indotti tramite la maggior parte delle sostanze cancerogene.
Uno dei meccanismi attraverso il quale agisce l’ EGCG è il blocco della neo- angiogenesi, cioè della generazione della fitta rete di nuovi capillari che il tumore è in grado di creare dal nulla, stimolandone la crescita tramite il rilascio di appositi segnali chimici, e che servono a permettere e sostenere la veloce crescita del tumore stesso consentendo un maggiore afflusso delle sostanze nutritive necessarie.
Senza una tale rapida crescita di vasi sanguigni le cellule tumorali finirebbero per “morire di fame”, dato che il loro metabolismo fermentativo è altamente inefficiente e necessita di grandi quantità di nutrimento, e specialmente di glucosio, per potersi riprodurre o anche solo per poter sopravvivere (vedi nota *13).
Il fatto veramente interessante che riguarda il tè verde è che anche solo 4 o 5 tazze al giorno possono bloccare quasi totalmente l’angiogenesi e proteggere quindi efficacemente dal cancro.
Una prova indiretta ed empirica di ciò è che le popolazioni orientali che fanno largo uso di tè verde ( oltre ad avere in genere un’alimentazione migliore della nostra) hanno un tasso di incidenza dei tumori assai inferiore a quello del mondo occidentale.
Tale differenza non è su base genetica, perché gli orientali immigrati ansiosi di assumere abitudini e tipo di alimentazione occidentali presto riescono a mettersi alla pari in tutto, sviluppando tassi di cancro e di malattie degenerative uguali ai nostri (21).

DIFFERENZA FRA TE’ NERO E TE’ VERDE

Sia il tè nero che quello verde provengono dalla stessa pianta, la Camelia Sinensis Sinensis (o la quasi identica Camelia Sinensis Assamica in India), ma differiscono per quanto riguarda il processo di preparazione e conservazione ( 21 e A7). Infatti il tè verde subisce poche trasformazioni e non viene fatto fermentare (anche se in qualche caso e solo per alcune specifiche qualità viene pure esso sottoposto ad un breve processo di fermentazione, cosa che ne diminuisce alquanto le proprietà benefiche – vedi oltre) il che permette di conservarne praticamente intatto il prezioso contenuto di flavonoli e catechine, che può arrivare anche ad un terzo del peso delle foglie.

(Immagine tratta da “L’alimentazione anti-cancro” (21).

Il tè nero invece assume questo colore dopo un intenso processo di fermentazione e di torrefazione, che trasforma quasi completamente i polifenoli, compresi i preziosi flavonoli e catechine, in pigmenti neri, distruggendone purtroppo l’efficacia.
In questo modo il tè assume un alto contenuto di teina e di purine e un aroma particolarmente gradito nel mondo occidentale. Inoltre diviene più stabile e più adatto ad una lunga conservazione, meglio prestandosi al trasporto: bisogna tenere conto del fatto che nei secoli scorsi, quando si è creata in occidente l’abitudine al consumo di tè, il trasporto avveniva via mare su clipper a vela, il che implicava tempi lunghi di navigazione e condizioni di stivaggio in ambienti umidi e in imballaggi poco idonei. Quindi il tè nero risultava dal punto di vista commerciale meglio adatto ad un consumo in luoghi lontani dai Paesi di produzione.
L’efficacia nella profilassi e cura del cancro ne risulta però quasi completamente vanificata.
Gli unici tè neri che ancora mantengono un livello di catechine significativo, per quanto pur sempre inferiore a quello del tè verde, sono il Darjeeling (proveniente dall’omonima regione indiana, piovosa e ventosa, posta a quota relativamente elevata (A7)) e il tè Oolong, che in realtà è un tè semi-fermentato e proviene dalla Cina e specialmente da Taiwan.
Come fatto curioso bisogna evidenziare come il tè nero sia consumato quasi esclusivamente in occidente e in India, che ancora risente della dominazione inglese di cui ha in parte assorbito la cultura, mentre in oriente viene al 95% consumato tè verde.
Un altro buon motivo per consumare tè verde e non tè nero è che quest’ultimo, a differenza del tè verde, contiene 20 mg per tazza di acido ossalico, che in soggetti predisposti e in concomitanza ad una dieta acida e ad una forte carenza di magnesio, condizione purtroppo assai diffusa nel mondo moderno, può provocare forti dolori alla parte bassa della schiena dato che tende a precipitare sotto forma di micro-cristalli acuminati simili a frammenti di vetro, con conseguente infiammazione dei nervi e irrigidimento dei muscoli (colpo della strega) (11, pag. 92).

DIVERSITA’ NEL CONTENUTO DI CATECHINE

Bisogna dire che per la prevenzione e cura del cancro non tutti i tè verdi sono uguali, dato che il contenuto di principi attivi, e in particolar modo di catechine, varia enormemente a seconda del luogo di coltivazione, dei metodi e dei tempi di raccolta, nonché dei processi di conservazione. Come regola generale i tè verdi giapponesi contengono molto più EGCG di quelli cinesi, e le raccolte primaverili (germogli) sono più ricche di quelle mature (foglie formate).

Qui di seguito riporto una tabella dei contenuti di EGCG nei vari tipi di tè verde, tratta dal libro “L’alimentazione anti-cancro” (21) :

Come si vede le quantità possono variare anche di 5 volte da un tè verde all’altro (ovviamente tali differenze divengono incolmabili rispetto ai tè neri, che quindi non sono stati presi in considerazione).
Inoltre le modalità di preparazione del tè influiscono assai sui contenuti di catechine che vengono rilasciati nella tazza finale pronta da bere: per esempio un tempo di infusione inferiore a 5 minuti consente di estrarre solo il 20% del quantitativo di catechine che viene rilasciato dopo 10 minuti.

Anche una temperatura dell’acqua troppo bassa non permette una buona estrazione. Il consiglio è quindi quello di usare acqua ben calda, possibilmente a 100°, e di lasciare il tè in infusione per 10 minuti almeno, rimestando bene per un paio di volte per facilitare la fuoruscita dei principi attivi. Non daremo quindi importanza ai semplicistici consigli che appaiono periodicamente su riviste o confezioni o depliands non meglio identificabili che prescrivono di volta in volta l’uso di acqua a temperatura relativamente bassa (90°- 80° e perfino 70°) e tempi di infusione che variano dai 3 minuti ai 45 secondi! Non so dire se in questo modo si possa esaltare un opinabile “miglior aroma” del tè, o se tali pratiche possano invece soltanto servire a complicarsi la vita ( già mi vedo col termometro in una mano e il cronometro nell’altra), ma sappiamo per certo che un tempo di infusione troppo breve accompagnato dall’uso di un tè verde di bassa qualità può portare ad una differenza anche di sessanta volte inferiore (21) del tasso di principi attivi presenti in una tazza di tè, rispetto al miglior risultato ottenibile (cioè occorrerebbe bere almeno 60 tazze di tè verde mediocre e scarsamente infuso per avere lo stesso beneficio di una tazza di ottimo tè verde lasciato in infusione per almeno 10 minuti. Non oso pensare alle quantità di tè nero da trangugiare per avere lo stesso effetto…).

Té verde in germogli – qualità Tè Bianco
(Foto di Giuseppe Limido)

D’altro canto in Cina spesso lasciano le foglioline di tè in infusione tutto il giorno nella bottiglia che si portano al lavoro, finendo spesso per masticare o bersi anche quelle, e in India, dove purtroppo usano il tè nero (dato che appena possono scimmiottano gli inglesi, che bevono tè nero), fanno bollire tè, latte e zucchero tutti insieme per un quarto d’ora (ma hanno bassissimi tassi di tumore ugualmente, anche se non mangiano nemmeno molta soia, perché usano moltissima curcuma, altro prodotto dalle eccellenti doti anti-cancro – vedi oltre).

CONCLUDENDO, si ottiene un’efficace e facile protezione dal cancro, sia causato da agenti cancerogeni esterni, sia originato da problemi interni relativi ad un cattivo metabolismo (accumulo di tossine, squilibrio del PH, scarsità di antiossidanti e di altri agenti protettivi, cattiva respirazione cellulare etc.) bevendo circa 5 tazze di tè verde al giorno, facendo attenzione a scegliere una buona qualità, possibilmente giapponese, e osservando una corretta prassi di preparazione (temperatura dell’acqua alta e tempo di infusione lungo).
E’ sufficiente versare acqua bollente nella teiera, possibilmente già pre-riscaldata da un piccolo risciacquo con acqua bollente, e lasciare in infusione per 10 minuti, o meglio anche più a lungo, per esempio fino a quando si intiepidisce abbastanza da potersi bere. E’ importante anche mescolare una o due volte e chiudere con un coperchio la teiera, per non perdere la parte volatile dell’infusione ma soprattutto per mantenere alta la temperatura il più a lungo possibile.

Ovviamente quanto più risulta scuro e concentrato il tè, tanto più alto sarà il tenore di principi attivi. Chi teme che la bevanda risulti così troppo eccitante, tenga presente che di norma occorrono 4 o 5 tazze di tè verde per ottenere la stessa quantità di teina di una sola tazza di tè nero. Ottima cosa sarebbe inoltre consumare il tè verde invece del caffè, che è uno stimolante nervino (prof. Luciano Pecchiai, corso Riza, lezioni di Eubiotica, primo anno) e a lungo andare contribuisce ad esaurire le energie dell’organismo perché crea un perenne stato di eccitazione surrenalica, stressando anche il corretto sistema di metabolismo degli zuccheri e quindi la vera produzione di energia.
Il caffè dà una momentanea sensazione di energia nervosa, come una droga eccitante che mette alle corde tutto l’organismo frustandolo a sangue, ma proprio come una droga esso pone anche le premesse di un precoce esaurimento con conseguente “down” e impellente necessità di reiterare la dose, anche soltanto per ottenere un livello di prestazioni normali. L’unico uso accettabile del caffè in Naturopatia è sotto forma di clisteri, che permettono un’efficace pulizia del colon con eccitazione della peristalsi e forte effetto depurativo sul fegato, tramite stimolazione della secrezione di bile (12 e 6). Alcune diete anticancro, e in particolare la dieta Gerson, prevedono la pratica giornaliera di uno o più clisteri di caffè per aiutare i pazienti a liberarsi dalle tossine provocate dalla malattia.

La “cura del tè verde” si può e anzi si deve accompagnare ad altre profilassi valide, in particolare una dieta sana, per aumentare la certezza di una sicura prevenzione.
In caso di cancro conclamato è ovviamente necessario scegliere il meglio del meglio, usando solo le qualità di tè migliori (anche se costano parecchi soldi: nella tomba non ce li possiamo portare…) abbondando con le dosi e seguendo anche strettamente una dieta anticancro valida, possibilmente passando qualche settimana in una clinica specializzata in diete naturali anticancro (come ad esempio le cliniche Gerson o la clinica di Jean Claude Alix a Buchweizenberg (12)), dove di norma la dieta anti-cancro viene accompagnata anche da altri efficaci trattamenti naturali studiati “ad hoc” per il caso specifico (integratori di minerali e vitamine, trattamenti omeopatici ed erboristici, prodotti eubiotici, enzimi, somministrazione di ozono e/o ossigeno, particolari forme di ginnastica, trattamenti di disintossicazione profonda non solo fisica ma anche mentale, etc.).

Questi consigli sono ugualmente validi in caso di intervento chirurgico o se purtroppo si decide di seguire una chemioterapia o una radioterapia.
In questi casi anzi una dieta appropriata e terapie naturali di sostegno mediante integratori e disintossicanti naturali sono assolutamente indispensabili, sia per prevenire eventuali metastasi a causa di cellule cancerogene ancora in circolazione, sia per aiutare il corpo a riprendersi dalle mazzate che le terapie allopatiche assestano all’intero organismo, sia infine per bonificare quel “terreno” che alterandosi ha permesso già una volta alla malattia di manifestarsi.

Inoltre l’EGCG del tè verde (gallato di epigallocatechina), specialmente in associazione alla curcumina, aumenta in modo straordinario il tasso di apoptosi delle cellule cancerose, riducendone anche in modo sbalorditivo i tassi di proliferazione in associazione ai trattamenti con bassi dosaggi di raggi gamma. Vedi la seguente illustrazione, tratta da “L’alimentazione anticancro” (21) :

Malignamente mi viene da domandarmi quale possa essere il tasso di crescita delle cellule tumorali SENZA applicazioni di raggi gamma ma in presenza di ECGC più curcumina più piperina … Come risulta in modo assai evidente dall’illustrazione, i raggi gamma da soli non fanno praticamente un bel nulla, anche se sappiamo per certo che creano grossi danni all’organismo (per esempio provocano il cancro…).

Secondo la medicina ufficiale il tè sarebbe controindicato per alcune forme di chemioterapia (per esempio con Glivec), perché contiene xantine (dal greco xanthõs, che significa giallo) quali la teofillina, la teobromina e la caffeina, che si trovano in molti prodotti di origine vegetale, fra cui il cioccolato (anch’esso un valido antiossidante e anticancro!). Sono però xantine anche altre basi puriniche di origine endogena, quali la guanina, l’adenina, l’ipoxantina e l’acido urico (N).

Essendo il Glivec incompatibile con le xantine (ma come la mettiamo con quelle di origine endogena?) bisogna scegliere amleticamente se assumere i potenti principi anti-cancro del tè verde, benèfici anche per la salute in generale, o rinunciare ad essi e sottoporsi ad una chemioterapia che nel proprio foglietto illustrativo cita come effetto collaterale anche la possibilità di causare o aggravare il cancro (oltre ad altri tremendi e spesso nefasti disturbi e degenerazioni) (R).
Esiste anche una terza possibilità: assumerli entrambi unitamente alla curcumina, sperando in un effetto sinergetico positivo assai probabile, come già avviene nel caso della ECGC più curcumina coi raggi gamma.

Lascia un commento