Uno studio sulla captazione d’acqua potabile al Monte Chaon – Malawi – distretto di Balaka.
PREMESSA
La popolazione in Malawi sta rapidamente aumentando, complice un eccessivo tasso di natalità unito alla diminuzione della mortalità, sia infantile che dovuta a cause naturali (carestie, malattie, catastrofi, guerre etc.). Di conseguenza i terreni coltivati sono in continuo aumento, dato che l’agricoltura primaria sta alla base del sostentamento delle sempre più numerose famiglie. I terreni liberi iniziano a scarseggiare, e sotto la pressante spinta demografica vengono prese d’assalto anche le zone inizialmente trascurate, perché più scomode da raggiungere. E’ così che è stato occupato l’altopiano sul monte Chaon, anche se non è dotato di alcuna strada di accesso: si sale soltanto a piedi, tramite un ripido e spesso sdrucciolevole sentiero. Tutto viene portato sù (o giù) a spalla. Non ci sono nemmeno i muli, come succedeva una volta sulle nostre montagne.
La comunità sull’altopiano sta diventando molto numerosa, e i Padri Monfortani di Balaka hanno costruito una bella chiesa e un asilo/scuola materna per i numerosissimi bambini (anche se questi sono in prevalenza musulmani: dopotutto siamo tutti figli di Dio!). C’è però il problema dell’acqua potabile, che diviene sempre più pressante. Al momento della mia visita l’acqua veniva attinta in fondo ad una piccola valle, scendendo per un ripido e sdrucciolevole sentierino. Acqua di percolazione, che affiora riempiendo delle buche appositamente scavate, formando a volte anche un piccolo rigagnolo. L’acqua è torbida, fangosa, piena di insetti e per giunta a poca distanza dalle soprastanti latrine della scuola. Il “sistema di fognatura” consiste in un grosso buco, in cui cadono direttamente gli escrementi. Non c’è nessuno sciacquone da tirare, ovviamente, e questo è perfino un bene, perché almeno così la “roba” resta prevalentemente lì senza troppo percolare nella vicina e sottostante falda “potabile”. Quando piove troppo, non so cosa possa succedere…. Ma per fortuna quando piove alla scuola materna utilizzano per l’appunto l’acqua piovana, che cola dai tetti e viene raccolta in due grossi bidoni, uno in plastica e l’altro in cemento (vedi la mia relazione). Sperando che prima che si svuotino i bidoni, le pozze dove attingono abbiano avuto il tempo di depurarsi. Ma è un dato di fatto che le gastro-enteriti e le diarree, più o meno dissenteriche, si prendano prevalentemente durante la stagione delle piogge, come ben succedeva anche a Calcutta, anni fa quando ci sono stato.
Insomma alla scuola materna c’era il problema dell’acqua, e così mi hanno incaricato di effettuare uno studio preventivo per trovare una soluzione. Devo dire che la cosa non era programmata: avevo accompagnato per pura curiosità Betta e gli altri responsabili delle adozioni a distanza, che erano saliti al Chaone per risolvere i soliti numerosi problemi che si presentano a raffica nella missione, e in pratica ero in “visita turistica”. Così Padre Gamba, “visto che non avevo nulla da fare…” mi ha giustamente affidato quel compito, per me assolutamente imprevisto. Non sapevo da dove cominciare, non sono un geometra o un geologo, non avevo alcuno strumento, neanche una bindella o un semplice metro per le misurazioni… ma per fortuna avevo il mio fido orologio Casio, con bussola e altimetro, e una qualche esperienza maturata sia costruendo i capannoni della nostra ditta, sia praticando per tanti anni la speleologia: dopotutto le grotte sono essenzialmente delle vie d’acqua.
Ho così redatto la relazione qui sotto riportata: ovviamente, per aver dati più precisi occorrerebbe ritornare sul posto con strumenti adeguati, per es. metro laser (o almeno una bindella) e posizionatore GPS, che ti dà anche le quote con una precisione accettabile. Il risultato dello studio è comunque stato valido, anche se alla fine ho fatto tardi e ho finito per scendere dalla montagna praticamente al buio e sotto una leggera pioggerella, con l’apprensione di poter mettere un piede su qualche bel serpentello, magari un mamba o uno “zebra”. Infatti si sa che: 1)- i serpenti prediligono le prime ore dopo il tramonto; 2)- amano il tempo umido e 3)- le zone collinose “sono la loro patria”, come ben mi diceva Padre Francesco Valdameri in Zambia: un bel tris d’assi!
Per ora però il mio studio non ha avuto seguito: hanno preferito optare per un pozzo (del tipo “well”, ovviamente, e non un “borehole”, cioè trivellato – vedi la mia relazione sui pozzi in Zambia – che comporta l’uso di macchinari impossibili da far arrivare sul posto), scavandolo a mano con grossi rischi (oltre una certa profondità viene a scarseggiare l’aria, dipende anche dal rapporto diametro/altezza, e da quanto ci lavori-respiri dentro) e con scarso risultato, perché durante la stagione secca l’acqua ci scarseggia molto o addirittura manca. Inoltre il posto è mal scelto, comodo sì per servire la scuola materna, ma assai vicino alle latrine… in pratica attinge alla stessa falda e allo stesso livello delle pozze fangose citate nella relazione, che già apparivano scarse come portata.
Vedremo se sarà possibile trovare un’altra soluzione, in occasione del mio prossimo viaggio in zona.